Yannick Demaria

Siamo il futuro che si difende: il futuro che si farà!

INIZIATIVA “PER IL FUTURO”: PARTIRE DAI BISOGNI DELLA GENTE COMUNE

Il monito dell’Ufficio federale di meteorologia e climatologia e del Politecnico di Zurigo è chiaro: in Svizzera le conseguenze del riscaldamento climatico si stanno rapidamente intensificando. A causa delle sue caratteristiche orografiche, a fronte di un aumento di 3 gradi centigradi delle temperature globali, il nostro Paese subirà un incremento del 4,9, con valori ancora più alti al sud delle alpi, con eventi meteorologici sempre più estremi e frequenti, distruttivi per il territorio, i manufatti, la salute e la vita stessa delle persone.

Nel nostro cantone, accanto alla crisi climatica, è in atto una profonda crisi sociale. A causa della diminuzione del potere d’acquisto (Cassa malati, affitti e bassi salari), un numero sempre più grande di persone non ce la fa più, e anche il ceto medio, finora relativamente più fortunato, non riesce più a mettere da parte qualcosa per il domani.

In Svizzera, negli ultimi 20 anni il patrimonio delle 300 persone più ricche è raddoppiato, raggiungendo la cifra incredibile di 833,5 miliardi franchi. Si tratta di redditi da capitale, l’80% dei quali trasmessi di generazione in generazione sotto forma di mega-eredità. Con questi miliardi, un’infima minoranza causa enormi danni all’ambiente, con investimenti nefasti, comportamenti individuali nocivi, accompagnati – come ben vediamo anche in questa campagna – dall’acquisto dell’influenza politica e dal controllo del potere.

L’iniziativa climatica “Per il Futuro” intende generare le risorse finanziarie per la transizione ecologica (energia rinnovabile, trasporti pubblici, edilizia sostenibile), lo stato sociale (servizi pubblici, accesso alla sanità), la formazione e la ricerca: investimenti indispensabili per la protezione della popolazione e per il futuro della stessa economia.

L’iniziativa non chiede una tassa sui redditi del lavoro, sulla casa o sui risparmi familiari delle persone comuni o sulle piccole o medie aziende, perché la franchigia è di 50 milioni. Chiede invece un contributo alle persone fisiche (2’500 in tutta la Svizzera) che, già favorite fiscalmente, ricevono, esclusivamente sulla base di privilegi dinastici e senza merito alcuno, più di quanto potranno mai spendere in tutta la loro vita.

In Ticino, dove i rischi per il proprio salario e per il territorio sono maggiori e le difficoltà quotidiane sono sempre più grandi, con il voto dovremmo lanciare un segnale e indicare una via: partire dai bisogni della gente comune, anziché dalla conservazione dei privilegi.

Articolo apparso il 10 novembre sul Corriere del Ticino.

Torna in alto