Yannick Demaria

Siamo il futuro che si difende: il futuro che si farà!

GC: INTERVENTO MOZIONE SOSTEGNO AI MEDIA LOCALI

Stimato presidente, care colleghe, cari colleghi,

nel mondo antico, l’agorà era il centro della vita democratica: uno spazio in cui i cittadini si incontravano per discutere, deliberare, ascoltarsi. Oggi, questo ruolo lo svolge in gran parte la stampa.

I media sono l’agorà moderna: ci offrono uno spazio comune per costruire il dibattito pubblico, per informare e formare opinioni, per esprimere preoccupazioni e rappresentare bisogni.
Ma un’agorà senza voce, senza pluralismo, senza indipendenza, è un’agorà vuota.

Se vogliamo che la democrazia resti viva e partecipata, dobbiamo difendere i media locali come presìdi di questo spazio collettivo.

C’è qualcosa di affascinante nel sapere che ogni mattina, contemporaneamente, in tutto il cantone, migliaia di cittadini e cittadine aprono il proprio o entrambi i quotidiani. A casa, al bar, prima del lavoro o durante la pausa: tutti partecipano, forse inconsapevolmente, a uno stesso rituale. Un momento collettivo, silenzioso ma potente, che costruisce identità, appartenenza, partecipazione.
I quotidiani, nella loro forma cartacea e digitale, restano un tassello indispensabile per la vita democratica.

Senza stampa di prossimità e senza pluralismo autentico, tutto sarebbe più povero: più povera la popolazione, più povero il Ticino.

Noi parlamentari ci serviamo della stampa per spiegare le nostre scelte, rappresentare i nostri elettori, proporre visioni di società. Se possiamo farlo, è perché questa stampa esiste.
Non sostenerla con un contributo pubblico equo sarebbe contraddittorio: sul piano democratico, ma anche su quello pratico. Anche i membri della commissione che si oppongono alla mozione – con una maggioranza risicatissima, 9 a 8 – sanno quanto sia utile questo strumento.

In un’epoca segnata dal disincanto per la politica e dal disorientamento culturale, la stampa ticinese di qualità è uno dei canali più efficaci per mantenere viva la connessione tra cittadini e istituzioni. È la piattaforma dove le idee si confrontano in modo ordinato e accessibile. Dove le preoccupazioni della popolazione trovano voce.

È vero, tutto ha un costo. Ma se vogliamo evitare che sopravvivano solo i grandi gruppi centralizzati, magari esterni al nostro territorio e poco rispettosi delle nostre specificità, allora dobbiamo intervenire con convinzione.

Quella della stampa non è una crisi passeggera o ciclica. È strutturale. È il frutto di cambiamenti profondi nelle abitudini di lettura, nei modelli di business, nella distribuzione della pubblicità.
Gli introiti pubblicitari, che un tempo garantivano l’autonomia delle testate, sono migrati verso i giganti del web, senza che si sia trovato un modello sostenibile per il giornalismo professionale.
E nel frattempo proliferano siti che si dicono “informativi”, ma che in realtà sono “parassitari”, perché si alimentano del lavoro delle testate storiche, senza contribuire a produrre informazione di qualità.

Come sappiamo, in Ticino, alcuni giornali hanno già dovuto ridurre il personale, accorpare redazioni, tagliare sull’approfondimento e sulla presenza sul territorio. Altri sono scomparsi.
Con loro è sparito anche un pezzo del racconto quotidiano del nostro cantone, e con esso, la ricchezza di sguardi diversi sulla nostra realtà.

Il punto è questo: lasciare la stampa locale esclusivamente al mercato, come qualcuno propone, non garantisce affatto la sua libertà.

Al contrario: è  la condanna all’impoverimento, alla dipendenza da pochi inserzionisti privati, alle logiche puramente commerciali.

E così la voce delle periferie, delle valli, dei piccoli comuni rischia di sparire. E con essa, una parte fondamentale della nostra convivenza.

Non è vero che un sostegno statale limita l’indipendenza della stampa. È proprio il contrario.
Un sostegno pubblico – equilibrato, trasparente, magari con una formula mista tra aiuti diretti e indiretti – è ciò che permette alla stampa di resistere alle pressioni economiche e politiche, di mantenere una presenza nei territori marginali, di investire nel giornalismo d’inchiesta, nella digitalizzazione, nella formazione di nuove generazioni di giornalisti.

Sostenere la stampa significa anche sostenere cittadini più critici, più informati, più consapevoli.

È un investimento per la democrazia.

In un tempo in cui le notizie false si moltiplicano, in cui l’infodemìa – la sovrabbondanza di informazioni non verificabili – mina la fiducia e la coesione, il giornalismo professionale resta l’ultimo argine contro il disordine informativo.

Infine, è importante chiarirlo: l’obiettivo non è sostituire il mercato. L’obiettivo è correggere le sue distorsioni.

Un sistema lasciato a se stesso tende a premiare la quantità e non la qualità, l’intrattenimento e non l’informazione, la superficialità e non l’approfondimento.

Il filosofo Jürgen Habermas, oggi novantaseienne, lo dice chiaramente:

“La sfera pubblica è lo spazio in cui i cittadini, da privati, si fanno pubblici e discutono dei problemi comuni. Senza una stampa libera, questa sfera si contrae.”

Ecco perché, a nome del gruppo PS-GISO-FA, vi invito ad approvare il rapporto di minoranza.

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