Le conseguenze devastanti della crisi climatica sono sotto i nostri occhi. Nessuno può permettersi di negarne i segnali, le cause e gli effetti drammatici che si abbattono con sempre maggiore frequenza e veemenza sulle popolazioni e sui territori, nel mondo e nel nostro Paese.
Il recente studio di Nature Climate Change (maggio 2025) ci indica inequivocabilmente quale sia l’effetto provocato dal tenore di vita delle persone più ricche sul surriscaldamento climatico: il 10% più ricco della popolazione mondiale (compresa la Svizzera) è responsabile del 65% del riscaldamento registrato tra il 1990 e il 2010, mentre il solo 1% è all’origine di un quinto dell’aumento delle temperature. Sarah Schöngart, ricercatrice del Politecnico di Zurigo, conferma infatti che “il 10% più ricco contribuisce 6,5 volte di più di una persona media al riscaldamento del pianeta; l’1%, 20 volte e lo 0,1%, 76 volte di più”.
Questi dati, confermati da una serie di ricerche che da tempo analizzano il rapporto fra accumulazione della ricchezza e emergenza climatica (vedi Oxfam, 28 ottobre 2024), giustificano l’assoluta pertinenza dell’iniziativa “Per il Futuro” e delle questioni cruciali, spesso dimenticate, che ha il merito di tematizzare: l’identificazione delle reali responsabiltà della crisi climatica, l’urgenza della ridistribuzione della ricchezza e la necessità di tassare le eredità sproporzionate.
L’iniziativa federale della GISO (www.iniziativa-per-il-futuro.ch) chiede infatti l’introduzione di un’imposta di successione del 50% sugli importi superiori a una soglia di 50 milioni di franchi, con l’intento di generare le risorse finanziarie necessarie (il 30% da destinare ai Cantoni) per combattere la crisi climatica, lottando al tempo stesso contro uno dei meccanismi che maggiormente perpetuano le disuguaglianze e la concentrazione della ricchezza in pochissime meni: le eredità ingenti, che non sono, ovviamente, il frutto del lavoro di chi le riceve.
Se da un lato bisogna fissare quote massime di emissione di CO2 e di biodiversità da raggiungere, dall’altro bisogna mettere in campo una politica di riduzione delle disuguaglianze e una fiscalità più equa.
Oggi, accanto alla crisi climatica si fa strada una profonda crisi sociale e la stragrande maggioranza della popolazione è costretta a sopportarne gli effetti. È quindi corretto pensare che i mezzi finanziari necessari per combattere la crisi climatica (e quella sociale) debbano essere cercati “dove ci sono”, dove sono stati accumulati, chiedendoli a chi ha tratto e continua a trarre il maggior profitto da questo sistema distruttivo.
Senza sorpresa alcuna, l’iniziativa è stata recentemente respinta dalla maggioranza borghese delle camere federali e sarà posta in votazione già il 30 novembre senza controprogetto. È del tutto evidente che governo e parlamento, orientati sempre più a destra, agiscono esattamente al contrario di come dovrebbero e fanno di tutto per ostacolarci. Quindi tocca a noi, con il voto, invertire la rotta, per garantire una politica climatica efficace, coerente e socialmente giusta. Per noi e per il nostro futuro!
Articolo apparso il 11 settembre 2025 su I diritti del lavoro.