L’astensionismo e il disinteresse (apparente) per la politica hanno radici ben più profonde di quelle legate alle contingenze locali delle nostre elezioni cantonali.
È innegabile che questi ultimi decenni di ideologia neoliberista e di globalizzazione hanno favorito la tirannia dell’economia sulla politica. È il mercato che decide tutto: liberalizzazione a ogni costo, competitività, flessibilità del lavoro mercificato. I poteri privati, con la concentrazione della ricchezza e delle risorse (aziende multinazionali e banche) superano la sovranità stessa dello Stato. La privatizzazione di tutto ciò che produce profitto contamina le istituzioni, permettendo una penetrazione sempre più forte, nello Stato stesso, di interessi, poteri e metodi di gestione modellati su quelli privati, che minano e contraddicono i concetti stessi di “servizio pubblico” e “bene comune”. In altre parole, la sovranità dello Stato è sottomessa alla razionalità neoliberista, che riconosce come sovrani (su grande e piccola scala) i dirigenti influenti delle imprese, sostituendo i princìpi giuridici e politici fondamentali, come l’inclusione, l’uguaglianza, la libertà e lo Stato di diritto, con criteri di mercato e declassando la sovranità politica a una questione di management.
Questa situazione produce effetti nefasti per la società e per la democrazia, perché inserisce nella politica, anche a livello locale, elementi di distorsione, che incrinano il rapporto fra i cittadini, lo Stato e le istituzioni, diffondendo sfiducia nella capacità dei governi di controllare lo strapotere della finanza e permettendo a intraprendenti e agguerriti leader di partito di esasperare, grazie a ingenti risorse finanziarie, il tema “identitario” della nazionalità e l’ostilità verso gli stranieri, pur abbracciando contraddittoriamente tutte le pratiche della globalizzazione economica e praticando una politica neoliberista.
L’indifferenza va scossa! La salute della democrazia non può essere garantita solo dai partiti, dal governo e dalle altre istituzioni politiche, ma dipende da una costante e libera espressione dei cittadini e delle cittadine, che sappia esercitare una vigilanza consapevole, che impedisca ai manipolatori di esercitare demagogia e manipolazione antidemocratica, e sappia mettere in atto un’effettiva forza propositiva e di controllo sui governi e il potere, grazie all’azione di organizzazioni intermedie e gruppi informali. I movimenti per il clima, il lavoro e i diritti sono linfa vitale per la democrazia, mentre le istituzioni democratiche hanno bisogno dell’attivismo e del controllo partecipativo di chi si preoccupa del loro stato di salute.
Ora votiamo, sperando di invertire le due tendenze negative dell’astensionismo e dello sterile sovranismo, sintomi di un male che però dovremo curare alla radice.
Articolo apparso il 16 marzo 2013 sul Corriere del Ticino.