Yannick Demaria

Siamo il futuro che si difende: il futuro che si farà!

INTERVENTO CANDIDATURA PER IL CONSIGLIO DI STATO – CONGRESSO PS

Care compagne e cari compagni, care amiche e cari amici!

Del congresso di Arbedo del 2018 – avevo 17 anni e frequentavo ancora la scuola che oggi ci accoglie – ricordo perfettamente tutti i discorsi: il discorso accorato e vincente del presidente Igor Righini e quello del nostro capogruppo, Ivo Durisch, quello delle candidate e dei candidati al Consiglio di Stato e l’appello all’unità e alla condivisione di Fabio Pusterla.

Da quel momento di apertura ai giovani, mi è stata data l’opportunità di lavorare quotidianamente ai vari livelli del Partito socialista in cui credo e di agire attivamente nel comitato della GISO Ticino – che mi ha candidato per le Nazionali ed è diventata la mia seconda famiglia –  e nella Direzione della GISO Svizzera, che è la mia casa.

Sappiamo che etimologicamente “compagno” (companio) indica “chi spezza insieme lo stesso pane” e rimanda al significato di “crescere insieme”, “convivere”, “collaborare”. 

“Tutti discendono” è il titolo di uno dei libri più belli e importanti di Alberto Nessi. 

Nella nostra tradizione siamo compagni e compagne solo se sappiamo superare le individualità in nome di un progetto comune e solo se sappiamo sognare una società nuova, l’uguaglianza e l’amore per l’umanità. Perché – cito – “la Natura non ha fatto né servi né padroni”!  

Ciò che ci distingue è la consapevolezza che siamo veramente compagni se siamo capaci di indignarci realmente ogni volta che viene commessa un’ingiustizia. 

Di fronte alle tragedie del mondo (guerre, catastrofi climatiche, migrazioni forzate), di fronte ai vecchi e ai nuovi fascismi, in questi tempi duri e incerti, essere “compagni” e “compagne” significa rialzare lo sguardo e affermare la nostra  fierezza di essere socialisti!

Essere “compagni” e “amici”, fra noi ed anche con chi è in cammino con noi – in questo caso gli ecologisti  e altri che condividono i nostri obiettivi – è un gesto di speranza, ma soprattutto di resistenza, nei confronti di una società in cui il disorientamento e il disagio di giovani e adulti nasce da una cultura malata e da un sistema perverso, in cui le persone sono scelte e scartate sulla base di criteri quantitativi di produzione e consumo.

Proprio perché viviamo in una cultura sbagliata, in cui la capacità di essere solidali è una qualità molto rara, come socialisti dobbiamo provarci e costruire guardando al futuro.

Noi giovani rivendichiamo il diritto di “rimanere ingenui”, nel senso originario del termine: “nativi”, “nati liberi”. E poi: “onesti, semplici, schietti”!

Rimanere lucidamente “ingenui” – e al tempo stesso onesti, semplici e schietti – ci permetterà di toccare e sentire i bisogni e i diritti più veri delle persone e stare, con passione, dalla parte giusta.

Spesso, con i miei coetanei e le mie coetanee – non solo nei movimenti giovanili o in Sciopero per il clima o Sciopero per il Futuro – ci chiediamo come saremo e come vivremo quando avremo l’età della maggioranza delle persone che condividono oggi questo importante momento.

Come sarà il mondo nel 2070? Che ne sarà della natura e delle nostre vite? Come sarà il nostro Paese? Le cose cambiano, e cambiano in fretta.

Certo, siamo molto preoccupati, perché siamo a un punto di svolta, a un punto di non ritorno, ma non dobbiamo per questo abbandonarci al fatalismo.

Sarebbe il peggior modo per affrontare le attuali gravi emergenze. C’è tanto lavoro da fare e dobbiamo farlo insieme, nessuno escluso, da subito, coltivando comunque fiducia e speranza, identificando linee di tendenza già esistenti e da valorizzare.

Pensiamo che si tratti – per dirla con l’economista francese Thomas Piketty – di stare sempre dalla parte:

“di un socialismo democratico e federale, decentrato e partecipativo, ecologico e meticcio, che sia fondato:

  • sull’estensione dello Stato sociale e dell’imposta progressiva,
  • sulla condivisione del potere nelle imprese,
  • sui risarcimenti postcoloniali e sulla lotta contro le discriminazioni,
  •  sull’uguaglianza scolastica e la tassa sul carbone;
  • sulla graduale demercificazione dell’economia,
  • sulla garanzia dell’impiego e sulla ridistribuzione delle ingenti eredità;
  • sulla drastica riduzione delle disparità monetarie e su un sistema elettorale e mediatico finalmente indipendente dal potere del denaro”.

« La politica è inutile », « La politica è una cosa brutta », « Io prima di tutto penso a me stesso », «  Se una cosa non è mia, che me ne importa? »

Molti giovani e molti adulti la pensano così e non fanno nulla o agiscono solo se ci sono degli interessi in gioco.

Certo, soprattutto per un giovane, ci sono tante altre cose da fare che interessarsi di politica. Ci sono gli studi, la musica, lo sport, le amicizie, il divertimento, gli affetti. E poi  (diciamocelo pure),  la politica – e lo dimostrano certe nostre imbarazzanti discussioni di queste ultime settimane – non è necessariamente una cosa piacevole.

Antonio Gramsci, sul numero unico, da lui curato, della rivista La città futura (1917), per la Federazione giovanile piemontese del Partito Socialista, affermava:

“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti”.

Essere partigiani” non può e non deve assumere per noi il significato di “faziosità”.

Essere partigiani”, senza distinzione alcuna, deve invece significare “prendere partito”: stare, concretamente, dalla parte di un partito che prende partito!

Il recente Congresso Socialista Svizzero, a Basilea, del 29-30 ottobre, al quale abbiamo partecipato con una folta delegazione giovane, anche dal Ticino, ha scelto un programma chiaro e una parola d’ordine altrettanto chiara:

Nous prenons parti”, “Wir ergreifen Partei”,  Noi stiamo dalla parte di…:

  • di chi vuole rafforzare il potere d’acquisto e ridurre le disuguaglianze;
  • di chi vuole combattere la crisi climatica e garantire la sicurezza d’approvvigionamento;
  • di chi vuole la parità;
  • di chi vuole eliminare la povertà, l’emarginazione e l’indifferenza;
  • di chi vuole rafforzare il servizio pubblico e il bene comune;
  • di chi vuole pace, giustizia globale e coesione in Europa.

Le giovanissime compagne e i compagni della GISO meritano un’attestazione di stima per il generoso e strenuo lavoro che hanno svolto in questi quattro anni, che ha portato a un notevole aumento di adesioni e ha contribuito non poco, con un costante impegno nascosto, allo svolgimento dei compiti più importanti e alla visibilità dell’intero Partito socialista.

Molti di voi, compagne e compagne, non sanno quanto queste ragazze e questi ragazzi hanno lavorato, quotidianamente, anche durante le vacanze e i mesi estivi, per il Partito.

Si dia un’occhiata agli interventi pubblici in vista delle votazioni federali e cantonali, agli articoli sui giornali, alle centinaia di testi e di immagini pubblicati ininterrottamente sui social, alla quantità di firme raccolte…, alle bancarelle, alle manifestazioni, al numero infinito di riunioni che abbiamo organizzato o alle quali abbiamo partecipato in Ticino e nel resto della Svizzera.

In nome della schiettezza che ho rivendicato sin dall’inizio, dirò che questo è un lavoro generoso e disinteressato che non tutti possono vantare.

Ringrazio di cuore tutte le persone della “commissione elettorale”, della Direzione, del Comitato cantonale e la Conferenza cantonale del 7 settembre, per aver voluto fortemente una presenza “di rinnovamento” insieme ad altri quattro nomi su una lista unitaria, perfettamente simmetrica e paritaria per il Consiglio di Stato.

Ringrazio chi ha scelto la mia persona per questo importante compito di rappresentanza, che cercherò di onorare in ogni situazione e con la massima dedizione. Ma soprattutto ringrazio per il coraggioso gesto simbolico di candidare un giovane studente di 21 anni come rappresentante di una generazione che ha bisogno di identificazione e futuro.

Il fiume che nasce sul Lucomagno e quello che scorre nella regione montagnosa del Foutà-Diallon mi hanno insegnato a non abusare mai del pronome “io”, perché senza gli altri non siamo nessuno!

Qui non c’è Yannick: ci siamo noi, e siamo tanti!

Certo, saremo “partigiani”, per la lista “rosso-verde” e per un nuovo progetto:

  • perché vogliamo stare dalla parte di chi quotidianamente vede il deteriorarsi dei diritti, della dignità del lavoro e della propria vita;
  • Vogliamo prendere partito contro il “pensiero unico” economico liberista, che impone la sua egemonia nella politica, nella società e negli istituti di formazione;

Un pensiero che, se accolto acriticamente, non permetterà mai a un partito socialista di immaginare un futuro veramente diverso.

Un pensiero che continuerà a permettere invece alle grandi concentrazioni finanziarie (e di potere) di accumulare nuove ingenti ricchezze, mentre i più deboli diventeranno ancora più poveri. Mentre la stragrande maggioranza delle persone – ecco perché le nostre iniziative 1:12 e 99% – subirà ancor più i danni di un sistema che ha dimostrato di essere fallimentare.

Di fronte a ciò che sta accadendo nel mondo, nessuno può permettersi di negare che questo sistema, fondato esclusivamente sulla mercificazione, il consumo e il liberismo economico, ci ha condotti a una crisi globale (sociale e climatica) i cui effetti iniziano a farsi sentire pesantemente anche da noi, in uno dei paesi considerati fra i più ricchi del mondo.

Ricordiamoci – e le recenti conferenze sul clima confermano quanto noi giovani affermiamo da tempo – che è impossibile lottare seriamente contro la crisi climatica e le disuguaglianze senza una ridistribuzione profonda delle ricchezze, su scala internazionale e nei singoli paesi, e che quelli che affermano il contrario sono in malafede. Coloro i quali, invece, dicono che la ridistribuzione sarebbe auspicabile, ma impossibile tecnicamente o politicamente, dovrebbero evitare di assumere posizioni conservatrici, cambiare atteggiamento e tornare a difendere coerentemente quello in cui credono.

Bella ciao è un canto d’amore.

È il tema della donna che muore per amore. Le genti “che passeranno” accanto alla sua tomba diranno “che è un bel fior”. Nell’800, nell’Italia settentrionale, è Fior di tombaIl fiore di Teresina, poi Stamattina mi sun levata.

In seguito, la Bella ciao delle mondine e, dopo la guerra di Resistenza, del partigiano.

Ora è il nostro canto. Un canto antifascista universale che chiede giustizia e libertà per tutti i popoli nel mondo – ora le donne iraniane – contro chiunque invada con pesante o sottile arroganza le nostre vite.

Ringrazio il Congresso per il non facile compito che è chiamato a svolgere; i Verdi, che pure hanno dato spazio a una giovane.

Ringrazio ognuna e ognuno di voi, indipendentemente dalla scelta che avete maturato o che state maturando, per l’attenzione che mi avete accordato e che ci vorrete accordare.

Viva il Partito socialista, viva la GISO,  viva la lista unitaria, viva il socialismo!

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